sabato 25 ottobre 2008

La conta di patty


Tante volte mi sono soffermata a pensare alla gente della mia generazione.

Noi nati tra il 1955 e il 1970.

Siamo altamente equilibrati, perché non abbiamo avuto né le privazioni dei nostri genitori né i vizi dei nostri figli.

Eppure una nota stonata nella nostra psiche la percepisco.

Un quel “non so che”, che ci fa sempre essere incerti e insicuri.

Allora ho cercato di analizzare cosa poteva aver turbato la nostra infanzia, dal nord al sud.

Cosa poteva aver minato, tarlato la nostra mente? Cosa ci aveva turbato?

Forse l’affannosa ricerca dell’introvabili figurine Panini (tipo quella del calciatore Pizzaballa) o l’aver sniffato il bagnoschiuma Vidal?

Esserci spaventati per l’orribile maschera di Belfagor e per la mano insanguinata delle baronessa di Carini o aver mangiato le cicche di Paperon dollars e bevuto il chinotto?

O forse, le famigerate palline clik clak, animandosi, invece di frantumarci i polsi ci avevano colpito, a tradimento, le meningi?

Per quanto mi sia sforzata, però, non sono riuscita a trovare una visione, un odore, un suono, un materiale che accomunava il cit di Torino al picciotto siciliano, un minimo comune denominatore.

Infatti, non tutti i bambini hanno giocato con le figurine o bevuto il Nesquic. Non tutti hanno visto carosello o letto l’Intrepido. Non tutti hanno ballato il Dadaumpa o masticato Big babol.

E allora che cosa era venuto a contatto con tutti e sottolineo TUTTI noi?

Poi un giorno quando avevo ormai abbandonato le speranze, ecco la rivelazione.

E’ stata proprio mia nipote a suggerirmi la risposta.

Era nella sua cameretta con delle amiche e dovevano giocare a nascondino. Hanno allora fatto, l’immancabile conta, per vedere chi dovesse uscire.

E in quel momento… ZAC un fulmine mi ha attraversato il pensiero.

Avevo trovato ciò che ci associava.

LA CONTA. E precisamente:

AMBARABACCICICOCO’ TRE CIVETTE SUL COMO’……

….ma mi dite voi, che ci fanno tre civette sul comò?

Io da piccola guardavo il comò di mia madre e me le sognavo di notte, quelle tre civette che gufavano, guardandomi torve.

Ma dico io….sto tizio che ha inventato la conta, non poteva dire AMBARABACCICICO’ TRE PASSEROTTI SUL COMO’?

No, no, troppo semplice! Al perfido e sadico autore, doveva sembrare poca cosa, metterci degli innocui passeri…..e ci è già andata bene che non ci abbia messo gli avvoltoi, i condor o i pterodattili……….

Però fin lì, diciamo che il danno sarebbe stato minimo…..le civette stavano tranquille sul comò, si facevano i fatti loro, mangiavano qualche verme, dormivano…. MANGIARE?? DORMIRE?? Ma quando mai….sapete cosa facevano sul comò???? L’AMORE!

L’AMORE????? Tre civette??? Non due, che poteva anche essere normale, no no per turbarci ancor di più la mente, facevano l’amore in tre…..

E vabbè dai….pensavo….si vede che le civette hanno abitudini anomali.

E quando finalmente mi ero convinta che era nella loro natura comportarsi così, ecco l’ennesimo colpo basso.

Illusa…………che illusa sperare che il malefico autore si fermasse li.

No! Doveva infierire ancora di più.

L’amore, i tre uccellacci, non lo fanno tra loro, cosa discutibile ma abbastanza accettabile, ma con la FIGLIA DEL DOTTORE.

Penso che sia stato qui che il nostro subconscio abbia subito il danno maggiore.

Questo messaggio subliminale è andato, senza che ce ne accorgessimo, a minare la nostra integrità mentale.

La parola amore era irrimediabilmente legata a questa immagine: tre civette su un comò che, in compagnia della figlia di un dottore, si scambiavano baci e abbracci.

Il danno, ormai, era arrecato.

Per noi semplici figli di operai e casalinghe, era solo al 50%.

Ma abbiamo provato a metterci nei panni delle figlie dei medici?

Se a quei tempi, mio padre fosse stato dottore, penso che non sarei uscita di casa.

Ad ogni passo avrei sentito su di me gli sguardi dei miei coetanei che, dandosi gomitate nei fianchi, bisbigliavano:

“Quella fa l’amore con le civette…”

Si sa poi che i guai non vengono da soli.

A potenziare il dramma per queste poverette, c’era anche il fatto che il loro padre era un incapace….infatti come finisce la conta?

IL DOTTORE SI AMMALO’….

E cavolo! Che famiglia sfigata: la figlia è una pervertita che se la fa con le civette e il padre, medico, si ammala. Non ha saputo neanche curarsi….

Meno male che non sappiamo nulla della madre….meglio non indagare….


La mia proposta e di unirci in un’associazione per chiedere il risarcimento per i danni psicologici che il sig Ambarabaccicicò ha arrecato alla nostra vita.

Sempre se riusciamo a trovarlo….

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