giovedì 30 giugno 2011
Il vostro ministro vi ama. Ricambiate il suo amore

Brunetta si sposa.
La sposa , una bellissima ed altissima donna tutta “smile” e chiffon lo sposa anche se lui non è un cassaintegrato ( coloro che secondo il ministro in questa italia vivono alla grande…) e consapevole che lui non è neppure un precario, lo sposa , visto le premesse , per amore…solo per amore.
Il matrimonio fra Brunetta speranza e promessa della nostra politica ( a questo giro ha fatto poco … non è andato oltre gli insulti , ma si sa mai , poteva forse vincere il Nobel - almeno così si vanta - per l’economia…forse può anche diventare un ministro vero nella prossima vita) e l’architetto Titti avverrà il 10 luglio in una delle più belle località italiane : Ravello.
Non siamo stati invitati , è vero, ma ci è giunta comunque la lista di nozze e a questo punto non possiamo esimerci dal fargli un regalo .
La scelta è ampia , possiamo scegliere fra:
54 sì 54 lampade , tra piantane, lampade da tavolo, lampade da tavolo con vassoio incorporato, illumina quadri grandi e piccini, valore minimo 200 euro valore massimo mille ( partito , secondo leggenda incrementata da Renato stesso , da una bancarella di gondole forse ha intenzione di ritirarsi a vita privata ed aprirne una di appliques)
sei fioriere (quasi 2 mila e 500 euro in tutto, un affarone)
due cristalliere (5 mila e 700 euro, però bisogna fare in fretta perchè , visto il prezzo , sono le più gettonate dai precari )
una decina di tappeti , non persiani, quindi per una guida soltanto 712,80 euro. Per un 3,20 per 4 metri, quasi 6 mila. Ma c’è lo sconto del 15 per cento fatto dal venditore .
13 tavoli , 7 da pranzo e altri vari , dai 1000 ai 2000 euro e un po’ di moneta…
una poltrona (2 mila e 600 euro),
otto sedie (quasi 4 mila).
quattro sdraie in midollino (1.287 euro l’una)
e potrei continuare perchè c’è veramente di tutto per arredare un piccolo nido d’amore senza troppe pretese, ma sono orientata verso un regalo più… duraturo , qualche cosa che il caro Renato possa lasciare anche ai suoi eredi per diverse generazioni , ecco , ecco , nella lista del vivaio ho trovato quel che fa per me:
un olivo ( 4.500 euro)
e se anche voi siete orientati verso il regalo di un fiore ( per un animo tanto nobile che c’è di più azzeccato? ) potete scegliere fra
2 phoenix canariensis (2 mila a pezzo),
quattro melograni (800 cadauno).
Poi le lavandule in numero di 30 , i rosmarini n° 30 , i lauri n°200 , i buxus a palla n°20.
Su , su , non siate tirchi cassaintegrati ricconi . Il vostro ministro vi ama. Ricambiate il suo amoreManovra e Amor PatrIo

Berlusconi dopo aver giurato che la “manovra” per salvare l’economia sarebbe stata una “manovrina” … pochi miliardi, due o tre, oggi finalmente ha scoperto le carte e finalmente ne conosciamo l’entità , non i quaranta miliardi paventati ma… quarantasette! Però spalmati su quattro anni e i sacrifici più grossi nel 2013 e 2014 …quando non governerà più lui o sarà già stato rieletto.
Ma che mi fa impressione è sempre la faccia tosta di questo governo , risparmieranno sui conti di gestione dello Stato ( aspetta di vederli questi risparmi …io mica ci credo…) , ad esempio risparmieranno sui voli di Stato . E pensare che solo nel 2009 si sono fatti una legge per consentire a tutti gli amici di Berlusconi questi voli:
Berlusconi a Matrix si scandalizza …
ma come , lui dà feste sontuose per i noi e non può usare i nostri aerei per portare gli ospiti e gli artisti? E diamine che taccagni siamo … Vorrete mica che faccia una festa senza Apicella… vorrete mica che i bordi delle piscine ( mi pare 7 ) non pullulino di ragazzotte ignude, vorrete mica che quando ha voglia di un po’ di karaoke non si faccia raggiungere da Noemi…
E allora tutti a bordo dei voli di Stato per far coreografia…
Tra l’altro ho appena scoperto che anche gli aerei Mediaset sono stati elevati al rango di aerei di Stato… ma sì, stiamo lì a guardare il capello?
e se si deve colare...voliamo!
Davvero abbiamo la pretesa che Topolanek per avere una erezione nella piscina di villa Certosa si paghi il biglietto?
Ma va che siamo gente meschina eh…
Sì, ci ha definiti meschini giustamente… fareste voi una festa senza danzatrice di flamenco? No! Quindi capite l’importanza di usare un aereo di Stato…
insomma… sono ridicoli , prima fanno una legge poi, per pura demagogia, fingono di toglierla…
Non preoccupatevi, tutto il peso della manovra ricadrà su di noi … fa caldo ma non siamo ancora rincoglioniti del tutto… sappiamo come funziona.
Poi Rotondi ha detto che comunque noi detestiamo gli onorevoli…quindi tanto vale che loro si coccolino. Eh..
Ma niente paura , come sempre , le donne saranno le prime a pagare: Le donne che lavorano per il settore privato dal 2020 andranno in pensione a 65 anni come già dovrà avvenire per il settore pubblico.
Ah, le tasse non le taglieranno, ma nessuno di noi ci aveva creduto quindi va bene così…
Ridicola anche la presa di posizione sui rifiuti di Napoli: «O nel decreto c’è scritto che potranno essere portati solo nelle regioni confinanti alla Campania, in modo che restino lì» ha detto il ministro Roberto Calderoli…
lì dove? Il Lazio deve qualche cosa alla Campania per accollarsi i suoi rifiuti? Perchè la Puglia sì ed il Piemonte no? Che ha di diverso la Lombardia rispetto al Molise nella responsabilità sui problemi nazionali?
Il fatto di essere vicini di casa mi coinvolge nei problemi del mio dirimpettaio?
Però adesso ho capito perchè molti lombardi e veneti ( ministri inclusi ) portano soldi in Svizzera… siamo confinanti …alla fine i soldi restano qui…
Nuvole....
Nuvole… Oggi sono consapevole del cielo, poiché ci sono giorni in cui non lo guardo ma solo lo sento, vivendo nella città senza vivere nella natura in cui la città è inclusa.
Nuvole… Sono loro oggi la principale realtà, e mi preoccupano come se il velarsi del cielo fosse uno dei grandi pericoli del mio destino.
Nuvole… Corrono dall'imboccatura del fiume verso il Castello; da Occidente verso Oriente, in un tumultuare sparso e scarno, a volte bianche se vanno stracciate all'avanguardia di chissà che cosa; altre volte mezze nere, se lente, tardano ad essere spazzate via dal vento sibilante; infine nere di un bianco sporco se, quasi volessero restare, oscurano più col movimento che con l'ombra i falsi punti di fuga che le vie aprono fra le linee chiuse dei caseggiati.
Nuvole… Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l'intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono, fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non sono niente più il niente di me stesso.
Nuvole… Che inquietudine se sento, che disagio se penso, che inutilità se voglio!
Nuvole… Continuano a passare,alcune così enormi ( poiché le case non lasciano misurare la loro esatta dimensione ) che paiono occupare il cielo intero; altre di incerte dimensioni, come se fossero due che si sono accoppiate o una sola che si sta rompendo in due, a casaccio, nell'aria alta contro il cielo stanco; altre ancora piccole, simili a giocattoli di forme poderose, palle irregolari di un gioco assurdo, da parte, in un grande isolamento fredde.
Nuvole… Mi interrogo e mi disconosco. Non ho mai fatto niente di utile né farò niente di giustificabile. Quella parte della mia vita che non ho dissipato a interpretare confusamente nessuna cosa, l'ho spesa a dedicare versi prosastici alle intrasmissibili sensazioni con le quali rendo mio l'universo sconosciuto. Sono stanco di me oggettivamente e soggettivamente. Sono stanco di tutto e del tutto di tutto.
Nuvole… Esse sono tutto, crolli dell'altezza, uniche cose oggi reali fra la nulla terra e il cielo inesistente; brandelli indescrivibili del tedio che loro attribuisco: nebbia condensata in minacce incolori; fiocchi di cotone sporco di un ospedale senza pareti.
Nuvole… Sono come me un passaggio figurato tra cielo e terra, in balìa di un impulso invisibile, temporalesche o silenziose, che rallegrano per la bianchezza o rattristano per l'oscurità, finzioni dell'intervallo e del discammino, lontane dal rumore della terra, lontane dal silenzio del cielo.
Nuvole… Continuano a passare, continuano ancora a passare, passeranno sempre continuamente, in una sfilza discontinua di matasse opache, come il prolungamento diffuso di un falso cielo disfatto.
Le notti bianche

... E ti domandi: dove sono andati i tuoi sogni? e scuotendo la testa dici: come volano veloci gli anni! E di nuovo ti chiedi: cosa ne hai fatto della tua vita? Dove hai seppellito i tuoi giorni migliori? Hai vissuto oppure no? Guarda, ti dici, guarda, come giunge il freddo nel mondo. E passeranno ancora gli anni e appresso verrà la solitudine cupa. Verrà la vecchiaia con il bastone tremante, e appresso l'angoscia e la desolazione. Impallidirà il tuo mondo fantastico, moriranno, annegheranno i tuoi sogni e si disperderanno come le foglie gialle dagli alberi... Oh, Nasten'ka! Sarà triste allora restare solo, completamente solo, e non avere più nulla di cui rammaricarsi, nulla, assolutamente nulla... Perché tutto ciò che è andato perduto, tutto ciò, tutto era niente, uno stupido zero assoluto, nient'altro che sogno!
mercoledì 29 giugno 2011
Parole
Ci sono parole che scorrono sulla pelle come tante cascatelle di montagna, rivoli freschi che si mischiano a risate Altre pesano come monetine fuori corso non si riesce più a piazzarle Ci sono parole che graffiano le pareti del cuore mentre tentano di arrampicarsi a mani nude e parole che rotolano giù dalla montagna formando una valanga Ci sono parole che non rispettano il divieto d’accesso e altre che stanno parcheggiate in attesa che si liberi un posto Ci sono parole che suonano vuote anche quando sono piene Ci sono parole da mangiare e altre da sputare e poi ci sono silenzi pieni di parole...E sono questi che fanno più rumore!
Zingara Felice

Mi son cambiata d'abito
svestita del dolore,
riposta in naftalina la malinconia
mi vesto d'argento
( luna che accoglie i sogni )
Mi vesto d'oro,
(sole che scalda il cuore )
...e poi rosa d'alba
rosso tramonto
vellutata notte....
A piedi scalzi ,
zingara felice
ballo nuda
nell'arcobaleno...
...martedì 28 giugno 2011
Sessanta Racconti
Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili. Che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche dell’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, ad essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu – adesso che ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
L'altra città

lunedì 20 giugno 2011
Lunga è la notte
Sfoglia i tuoi ricordi

Sfoglia i tuoi ricordi
cuci per loro una coperta di stoffa.
Scosta le tende e cambia l’aria.
Sii per loro cordiale, leggero.
Questi ricordi sono tuoi.
Pensaci mentre nuoti
nel mare dei Sargassi della memoria
e l’erba marina crescendo ti cuce la bocca.
Questi ricordi sono tuoi,
non li dimenticherai fino alla fine
mercoledì 15 giugno 2011
Spazio vuoto
L’arte della vita

La nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare – senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della sfida. L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore delle attività umane. Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di qualsiasi immagine composita della felicità. È per questo che una felicità «autentica, adeguata e totale» sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci a esso.
venerdì 10 giugno 2011
Oggi ho da fare molte cose
Frida Kahlo

Nata nel 1907 in un sobborgo di Città del Messico. I suoi esordi sono legati all'arte popolare degli ex voto messicani e segnati dall'incontro con Diego Rivera nel 1922.
La vita di quest'artista è caratterizzata fin dall'inizio da enormi sofferenze: all'età di sei anni fu affetta da spina bifida, che fu scambiata per poliomelite. Nel 1925 ebbe un grave incidente in autobus che gli provoca delle gravi lesioni permanenti. Nonostante tutto Frida non abbandona la sua arte, anzi si dedica ad essa con tenacia. Nel 1929 Frida e Diego Rivera si sposano. Nel 1930,per la osizione scorretta del bacino è costretta ad abortire. Nel 1938 Breton, entusiasto delle sue opere, organizza una personale a New York, che si rivela un successo enorme. Nel 1939 divorzia dal marito e nel '40 si risposano. Nel 1950 subisce sette interventi alla colonna vertebrale. Nel 1953 gli viene amputata la gamba destra e nel 1954 si ammala di poliomelite, in questo stesso anno la sua vita cessa.
(Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera - Città del Messico 12 settembre 1939. Mai spedita

La mia notte mi strema. Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me. Nel sonno mi sentiresti vicina e senza risvegliarti le tue braccia mi stringerebbero. La mia notte non porta consiglio. La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti. La mia notte si intristisce e si perde. La mia notte accentua la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie voci interiori. La mia notte è lunga, lunga, lunga. La mia notte avrebbe paura che il giorno non appaia più ma allo stesso tempo la mia notte teme la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di te non è più veramente vissuta. La mia notte si chiede se il mio giorno somiglia alla mia notte. Cosa che spiegherebbe la mia notte, perché tempo anche il giorno. La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per andare a cercare il mio uomo. Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina-disordine, è proibito. La mia notte si chiede cosa non sia proibito. Non è proibito fare corpo con lei, questo, lo sa, ma si irrita nel vedere una carne fare corpo con lei sul filo della disperazione. Una carne non è fatta per sposare il nulla. La mia notte ti ama fin nel suo intimo, e risuona anche del mio. La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco. La mia notte mi osserva. Il suo sguardo è liscio e si insinua in ogni cosa. La mia notte vorrebbe che tu fossi qui per insinuarsi anche dentro di te con tenerezza. La mia notte ti aspetta. Il mio corpo ti attende. La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua. La mia notte vorrebbe essere spettatrice del mio e del tuo godimento, vederti e vedermi fremere di piacere. La mia notte vorrebbe vedere i nostri sguardi e avere i nostri sguardi pieni di desiderio. La mia notte vorrebbe tenere fra le mani ogni spasmo. La mia notte diventerebbe dolce. La mia notte si lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te. La mia notte è lunga, lunga, lunga. Perde la testa ma non può allontanare la tua immagine da me, non può dissipare il mio desiderio. Sta morendo perché non sei qui e mi uccide. La mia notte ti cerca continuamente. Il mio corpo non riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi. Il mio corpo diventa pazzo di dolore di non poter riconoscere nel cuore della notte la tua figura o la tua ombra. Il mio corpo vorrebbe abbracciarti nel sonno. Il mio corpo vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al tuo abbraccio. La mia notte urla e si strappa i veli, la mia notte si scontra con il proprio silenzio, ma il tuo corpo resta introvabile. Mi manchi tanto, tanto. Le tue parole. Il tuo colore.
Fra poco si leverà il sole."
Nominarti
L a vita inizia laddove inizia lo sguardo

Gli occhi degli esseri viventi possiedono la più straordinaria delle proprietà: lo sguardo. Nulla è più eccezionale dello sguardo. Quando parliamo delle orecchie delle creature non diciamo che hanno un ‘ascoltardo’, oppure, delle loro narici, che hanno un ’sentardo’ o un ‘annusardo’.
Cos’è lo sguardo? E’ qualcosa di inesprimibile. Nessuna parola esprime, neanche lontanamente, la sua strana essenza. Eppure lo sguardo esiste. Poche sono le realtà che hanno un tale livello di esistenza.
Che differenza c’è fra occhi che possiedono uno sguardo e occhi che ne sono sprovvisti? Questa differenza ha un nome: si chiama vita. La vita inizia laddove inizia lo sguardo.
Lo sguardo è una scelta. Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque dall’attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l’essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto. Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell’orifizio di un lavandino.
Portami il girasole ch'io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
é dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
Il 12 e13 Vota SI o addio nasone
Piccoli papaveri

Non fate male?
Guizzate qua e là. Non vi posso toccare.
Metto le mani tra le fiamme. Ma non bruciano.
E mi estenua il guardarvi così guizzanti,
Rosso grinzoso e vivo, come la pelle di una bocca.
Una bocca da poco insanguinata.
Piccole maledette gonne!
Ci sono fumi che non posso toccare.
Dove sono le vostre schifose capsule oppiate?
Ah se potessi insanguinare o dormire!
Potesse la mia bocca sposarsi a una ferita così!
O a me in questa capsula di vetro filtrasse il vostro liquore,
Stordente e riposante.
Ma senza, senza colore.
giovedì 9 giugno 2011
Te

Te
lasciarti essere te
tutta intera
Vedere
che tu sei tu solo
se sei
tutto ciò che sei
la tenerezza
e la furia
quel che vuole sottrarsi
e quel che vuole aderire
Chi ama solo una metà
non ti ama a metà
ma per nulla
ti vuole ritagliare a misura
amputare
mutilare
Lasciarti essere te
è difficile o facile?
Non dipende da quanta
intenzione e saggezza
ma da quanto amore e quanta
aperta nostalgia di tutto-
di tutto
quel che tu sei
Del calore
e del freddo
della bontà
e della protervia
della tua volontà
e irritazione
di ogni tuo gesto
della tua ritrosia
incostanza
costanza
Allora
questo
lasciarti essere te
non è forse
così difficile
mercoledì 8 giugno 2011
Milan Kundera, La lentezza
Daniel Pennac, Il paradiso degli orchi
L'inesprimibile

Quando in giugno svolazzavano i moschini
Intorno al lampione sull'angolo
Gettando ombre guizzanti sulla strada;
Quando tu passeggiavi a piedi nudi
In una calda e buia sera di giugno
Con l'erba che ti bagnava i piedi di rugiada;
Quando sentivi strimpellare un banjo
Sulla veranda della casa di fronte,
E dal parco ti giungeva il profumo dei lillà
C'era qualcosa che lottava, in te,
Che non riuscivi a mettere in parole....
Eri viva poesia, nel buio, là!

Ma esso corre in piccoli inestricabili
rivoletti, e non graffia la tua porta
d’entrata con abbastanza tenerezza
per tenerci a galla.
O forse sei qua ad accompagnarmi?
Ne ho perso le vie anch’io di questa tua
triste casa. Non vedo altro che luci
e tramonti che a me sembrano diabolici.
Hai rime intense per me, non posso
provvedere al caso che tramite questo
tuo essere re delle mie giornate.
Senza respiro
martedì 7 giugno 2011

Non sono nulla, non posso nulla,
A parte ciò, che è niente, un vacuo vento
del sud, sotto il vasto azzurro cielo
mi desta, rabbrividendo nel verde.
Aver ragione, vincere, possedere l’amore
marcisce sul morto tronco dell’illusione.
Sognare è niente e non sapere è vano.
Dormi nell’ombra, incerto cuore.
.
lunedì 6 giugno 2011
Non, Je Ne Regrette Rien
Non, je ne regrette rien.
Ni le bien, qu'on ma fait
Ni le mal tout ça m'est bien égal!
Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien.
C'est payé, balayé, oublié,
je me fous du passé.
Avec mes souvenirs,
j'ai allumé le feu,
mes chagrins, mes plaisirs,
je n'ai plus besoin deux!
Balayés les amours,
et tous leurs trémolos,
balayés pour toujours,
je repars à zéro.
Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien.
Car ma vie, car mes joies,
aujourd'hui
ça commence avec toi.
non rimpiango niente
né il bene che mi è stato fatto
né il male, non mi importa
no, niente di niente
non rimpiango niente
ho pagato tutto, tutto spazzato via, dimenticato,
me ne infischio del passato
coi miei ricordi
ho acceso un fuoco
i miei dolori, le mie gioie,
non ho più bisogno di loro
mi sbarazzo degli amori,
e di tutti i loro tremori,
spazzati via per sempre,
riparto da zero
no, niente di niente
non rimpiango niente
perchè la mia vita, la mia gioia
oggi
comincia con te
sabato 4 giugno 2011
Nell’amore ardente del tuo corpo

Nell’amore ardente del tuo corpo
sul tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti nel mio amore,
quest’acredine arida
che mi tormenta.
Ardere confuso in te disperatamente
quest’insaziabilità della mia anima
già stanca di tutte le coose
prima ancor di conoscerle
ed ora tanto esasperata
dal mutismo del mondo
implacabile a tutti i miei sogni
e dalla sua atrocità tranquilla
che mi grava terribile
e noncurante
e nemmeno più mi concede
la pacatezza del tedio
ma mi strazia tormentosamente
e mi pùngola atroce,
senza lasciarmi urlare,
sconvolgendomi il sangue
soffocandomi atroce
in un silenzio che è uno spasimo
in un silenzio fremente.
Nell’ebrezza disperata
dell’amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l’anima
spardere quest’orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi stringermi a te
senza ritegno più
ciecamente, febbrile,
schiandandoti, d’amore.
Poi morire, morire,
con te.
Il giorno tetro
in cui dovrò soliatrio
morire (e verrà, senza scampo)
quel giorno piangerò
pensando che potevo
morire così nell’ebbrezza
di una passione ardente.
Ma per pietà d’amore
non l’ho voluto mai.
Per pietà del tuo povero amore
ho scelto, anima mia,
la via del più lungo dolore.
COS’E’ L’AMORE
Alba

all’alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rifresco anche l’occhio, ora nell’ermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte?…Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitio tra i denti, è forse
di tali ruote un’eco. Ma tu, amore,
non dirmi, ora che in vece tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte,
qui, col tuo passo, già attendo la morte.















