mercoledì 12 novembre 2008

Amorevole sogno….sognante amore ( quarta parte)


Cercò con la mano il corpo di Piera. Non c’era.

“Pronto, parlo con il figlio di Marta Valace?”

Ma che scherzo idiota. Chi si divertiva a farlo? Si destò quasi del tutto. Guardò l’orologio, erano le 19.

“Si…chi parla?”

“Sono il medico della rianimazione. Purtroppo devo darle una brutta notizia. Sua madre è venuta a mancare”

Era attonito e impaurito. Una voragine si spalancò sotto i suoi piedi.

Aveva sognato tutto? Non erano passate settimane ma solo poche ore? E Piera??? Non era vero che si amavano?

Guardò la metà del letto. Annusò il cuscino. Cercò un capello bruno, lungo….poi guardò la radiosveglia. 20 dicembre. Tutto gli crollò addosso. Sua madre se ne era andata e anche la donna della sua vita. L’aveva solo sognata. Non esisteva. O meglio, esisteva si, ma solo nella fantasia.

Si mise a piangere e non sapeva se le lacrime erano più copiose per la perdita della madre o per quella di un ipotetico amore. Aveva vissuto tutto il dramma di mesi di rianimazione in poche ore di sonno.

Quando giunse all’ospedale il suo corpo era stato già portato in obitorio.

E lui che sperava di incontrare Piera. Ma poi che illusione nutriva? Era stata tutta una sua proiezione onirica.

Guardava il corpo della madre. Era intatto, non gonfio e sfigurato come nel sogno, questa cosa lo rallegrò perché sapeva quanto ci tenesse alla sua immagine.

Mentre le lacrime sgorgavano dal suoi occhi azzurri, una mano si appoggiò sulla spalla.

Si voltò e rimase senza parole.

Era Piera. Possibile?? Che ci faceva lì se era stato tutto un sogno? Respinse a stento l’impulso di abbracciarla.

Lei dovette intuire dalla sua espressione, la perplessità che lo invadeva.

“Si domanderà che ci faccio qui.” Stava per asserire ma lei continuò “Mi spiace per essere stata scortese stamane. Abbiamo avuto una mattinata orribile e per carenza di personale non sono potuta andare via.” “Le stesse parole del sogno….” pensò

“Se può consolarla sua madre non ha sofferto…ha solo avuto il tempo di dirmi una cosa che dovevo riferirle. Ma, se non è il momento adatto…”

“Dimmi tutto per favore,…mi scusi per il tu….” Era la donna che amava e doveva darle del lei….?

“No figurati. Mi chiamo Piera piacere” disse porgendogli la mano

“Lo so!” voleva rispondere ma sarebbe stato preso per matto. Strinse con passione la sua mano e di nuovo lo sfarfallio si fece sentire. “Cosa ti ha detto?”

Lei assunse un aria incerta “ Per me non ha alcun senso, ma forse tu sai cosa intendesse dire con: dica a mio figlio che finalmente l’ha trovata”

I loro occhi non si staccarono. Lei era ipnotizzata dal suo sguardo.

Federico sorrise. Forse non tutto era perduto. Guardò la madre. Sorrideva anche lei.

“Spero di esserti stata utile.” La voce di Piera lo destò dall’incantesimo. Ora doveva trovare il modo di trattenerla ma fu lei a facilitargli il compito.

“Se hai bisogno di parlare, di avere dei chiarimenti o anche solo per sfogarti, mi puoi trovare in reparto.”

“Credo proprio che passerò domani. Voglio sapere tutto quello che è successo.”

Lei si voltò andandosene, ma non prima di rivolgere uno sguardo alla madre.

“Era una bella donna…”

“Si, una bella donna e una madre affettuosa; ha sempre provveduto a me, fino alla fine dei suoi giorni e anche nell’ultimo istante di vita, mi ha fatto un grande regalo.”

Non poteva dirle che il dono era lei… ma nel suo cuore nutriva la certezza che presto lo avrebbe saputo.


3 commenti:

  1. bellissima storia bellissimo finale.....patty continua cosiii....kisss paola...

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  2. Beh la vecchiaccia è andata e già è qualcosa. Il fatto che gli abbia lasciato in "eredità" una donna (l'inizio della fine) è il giusto castigo che il figlio meritava per non essere stato al suo capezzale mentre moriva ma stava dormendo e per di più facendo sogni erotici... per carità!

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