giovedì 4 dicembre 2008

......


Seduto a quel tavolo da ore l’uomo scrive

Con la grafia che dopo nemmeno lui sa rileggere, inizia scrivendo lentamente, cercando che ogni lettera abbia una forma sua, riconoscibile, poi mano mano che avanza la scrittura e il cuore entrano nella mano, la sua scrittura si fa veloce, le lettere perdono forma, sono quasi graffiti di pensieri ed emozioni e non controlla più nemmeno lo scendere e il salire della pressione della mano.

Scrive col foglio ripiegato su stesso, per dare consistenza sotto la penna,
Scrive veloce, no sa ancora se è una lettera , forse scrive a se stesso.

Rilegge:

….“E’ ora che io taccia. Che sia tu ad ascoltare; non me, ma le parole che compongono le domande che senti e che forse ti ho impedito di sentire, soffocandole per la paura del silenzio che entrambi conosciamo.

E’ ora che tu ascolti le risacche dei pensieri, i tuoi, che dia tu orecchio all’eco che non sai smorzare…...

.

E’ ora di ascoltare.

Anche i silenzi. Le pause del respiro. Senza paure.

Perché i silenzi non sono draghi da annientare, non sono mostri, non sono incubi senza porte, soffitto, pavimento, dimensioni. Sono pensieri.

Ecco.

Lo ha scritto .

E’ sempre a quel tavolo ad aspettare che lei arrivi

che attraversi veloce la strada che sorrida e lo rassicuri

Si volta, lei appare.

E li a tre passi non sorride. Non alza lo sguardo.

Cammina, va oltre,

Non c’e’ spazio non c’e’ tempo ,affievolisce il rumore dei passi , forte la mano stringe quel foglio, parole mai dette , silenzi ossessivi, paure, i draghi, prendono corpo i se e i ma.

Lei non e’ mai esistita .

L’uomo si alza ripercorre a ritroso il cammino.

Dove c’era il calcagno ora poggia la punta.

Salirà quelle scale, chiuderà quella porta.

Non c’è nemmeno il ricordo : lei non e’ mai esistita.

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