giovedì 8 gennaio 2009

IO SONO UN GATTO di Natsume Soseki



Diversamente da quello che si puo’ pensare NON e’ un libro che parla di gatti e NON e’ la storia di un gatto.
Il gatto e’ il soggetto narrante, silenzioso compagno di vita di un estroso professore giapponese. Siamo ai primi del Novecento e il libro parla dell’avvicinamento del Giappone tradizionale all’Occidente attraverso i divertenti e a volte surreali dialoghi dei protagonisti. Il professor Kushami, la sua paziente moglie, l’amico Meitei, e alcuni bizzarri studenti.

“..fin dove l’essere umano puo’ appagare la propria volonta’ in maniera positiva? La civilta’ occidentale e’ forse positivista e progressista, ma tutto sommato e’ stata creata da uomini che hanno vissuto tutta la vita scontenti. La civilta’ orientale non cerca la propria soddisfazione attraverso il cambiamento di fattori esterni a se’. Si e’ sviluppata secondo il principio fondamentale che non bisogna spostare i confini del proprio territorio, in questo e’ agli antipodi di quella occidentale. Se la relazione tra genitori e figli non e’ buona, non cerchiamo di migliorarla per sentirci tranquilli, come farebbero gli occidentali. L’accettiamo com’e’ e proviamo a trovare un modo per convivere ugualmente in pace. La stessa cose vale per la relazione tra marito e moglie, tra persone di classi sociali diverse, e per il nostro modo di considerare la natura stessa. Se una montagna ci impedisce di andare nella regione vicina, non ci viene l’idea di spianarla, ma ci inventiamo una scusa che non renda piu’ necessario recarci in quella regione. Ci alleniamo ad essere soddisfatti anche senza spianare la montagna. Guarda i seguaci dello zen e i confuciani, loro si’ che hanno una comprensione profonda di questo problema. Nessuno a questo mondo, per quanto in alto salga, puo’ fare tutto quello che vuole. Nessuno potra’ impedire che il sole tramonti a ovest, o invertire il corso del fiume Kamo. L’unica cosa su cui possiamo agire e’ il nostro spirito”

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