venerdì 22 maggio 2009

OVIDIO - L'ARTE DI AMARE


L’ars amandi è un testo letterario che Ovidio scrisse per celebrare l’amore, visto in chiave spiccatamente erotica, in un’epoca in cui questi temi erano considerati fuorilegge. Il percorso compiuto dal poeta latino è "controcorrente", dal momento che la sua idea di amore stride con la pretesa di confinarlo all’interno del matrimonio o della vita di coppia in generale. "Un’arte deve guidare l’amore" sostiene il poeta di Sulmone, così come " un’arte fa andare veloci le navi, a vela e a remi e un’arte fa andare i carri leggeri". L’uomo, dunque, in amore non può improvvisare, ma deve seguire delle regole ben precise finalizzate prevalentemente alla conquista e al mantenimento di una donna. Nei primi due libri dell’Ars amatoria vengono trattate tutte le tecniche di seduzione maschile, evitando di far accenno alle posizioni da tenere durante il rapporto sessuale. Se il cacciatore e il pescatore sanno dove ci sono tanti cervi e tanti pesci, così l’uomo deve conoscere in anticipo i luoghi in cui trovare le ragazze. E così Ovidio ne enumera alcuni, come per esempio, i teatri, i circhi, gli ippodromi e i conviti, dove scorre il vino a fiotti e si saldano nuove amicizie. Ma guai a giudicare una donna la notte mentre è sazia di vino, dal momento che la bellezza è nota soltanto di giorno. L’uomo deve agire, sapendo che nessuna donna gli è preclusa se solo egli riesce a disporre bene le sue reti. Per prima cosa egli dovrà guardarsi bene dal fare i regali alla donna che vuole conquistare, per non essere spolpato e poi piantato per opportunismo. Meglio allora le promesse che possono far credere l’uomo un pascià anche se non lo è minimamente. Fondamentale è naturalmente che l’uomo piaccia alla donna che vuole sedurre e per ottenere questo risultato è necessario che si proponga in un certo modo. Egli deve prediligere il parlare semplice e non le espressioni auliche e pedanti. E quanto all’aspetto fisico, Ovidio prescrive, con minuzie di particolari, che la lingua non debba essere indurita, sui denti non ci sia tartaro, i piedi non si collochino in scarpe troppo larghe, le unghie non siano sporche, dalle narici non sporga alcun pelo, il fiato e l’odore della pelle non siano pestilenziali, la barba e i capelli rimangano in ordine.
Ovidio passa poi a rappresentare le principali tecniche di seduzione durante un banchetto. L’uomo deve quindi imitare ogni gesto compiuto dalla donna, bere alla coppa in cui questa ha bevuto, toccare gli stessi cibi e cercare di afferrarle la mano. Alla fine del banchetto arriva il momento di toccarle il piede, sfiorarle con le dita il fianco ed iniziare a parlare con lei.
La miglior cosa da fare è fingersi innamorato, visto che la donna si crede sempre "degna d’amore". L’uomo dovrà impegnarsi in un’opera approfondita di adulazione del viso, dei capelli, delle dita e dei piedi, perché, secondo Ovidio, "l’elogio della bellezza piace anche alle caste". Ma è poi necessario, per portare avanti il proposito di conquista, provvedere a baciarla anche contro la sua volontà. Si deve trattare di un atto di audacia non di una violenza vera e propria, affinchè la donna possa trarne beneficio. Alla donna, però, piace essere corteggiata e non sempre ripaga chi mostra subito il suo amore. E’ allora consigliabile in questi casi, a detta del poeta di Sulmona, di presentarsi come amico al fine di divenire poi l’amante. Ma per essere credibile nel ruolo dell’innamorato, l’uomo dovrà esibire un aspetto adeguato. "Sian pallidi gli innamorati" sentenzia Ovidio, aggiungendo poi: "La magrezza inoltre dimostrerà amore". Ma i pericoli si annidano da ogni parte, tanto che il seduttore si dovrà guardare dagli amici piuttosto che dai nemici. Se l’amicizia del marito della donna che vuole soggiogare, gli sarà di vantaggio, assolutamente deleteri saranno per lui il cognato, il fratello e gli amici in generale.

Nessun commento:

Posta un commento