"Quando la grande Regina, Madre delle Formiche invecchiò, divenne così debole da non riuscire nemmeno a mangiare da sola. Era davvero molto stanca: per tutta la vita non aveva fatto altro che lavorare e adesso, nei suoi ultimi istanti di vita, decise di chiamare tutte le altre formiche al suo capezzale, per salutarle e per farsi accudire.
- Figlie mie - chiamò la Regina Madre - figlie... accorrete, i miei ultimi istanti si avvicinano. Datemi qualcosa da mangiare e da bere, state in mia compagnia, avete lavorato molto oggi, fermatevi un istante per me"
Le formiche, dedite alle loro faccende, voltarono la testa verso la Regina e risposero:
- Madre, non possiamo. Dobbiamo sbrigarci a portare dentro tutti i semini, le briciole, i pezzi di cibo che si trovano sotto il sole. Abbiamo ancora molti spazi da riempire qui dentro, non possiamo fermarci, il lavoro ci aspetta.
All'udire queste parole, la Regina Madre si alterò così tanto che urlò: Siate maledette tutte quante voi! Da oggi, lavorerete ogni giorno della vostra vita come schiave, senza mai fermarvi, per accumulare ricchezze su ricchezze. Ma d'inverno, sotto le pioggie, le vostre case si allagheranno e sarete costrette a portare nuovamente fuori dal formicaio tutti i semini e i pezzi di cibo raccolti. E nell'aspettare che i deboli raggi di sole li asciughino, dal cielo scenderanno i passeri affamati per rubarvi tutto il raccolto. Questa è la mia maledizione: che non possiate mai godervi il frutto del vostro lavoro!
Detto questo, la vecchia Madre spirò."

"Anche la grande Madre delle Cicale, molto vecchia e molto stanca, si ritrovò sul letto di morte senza riuscire più a bere ed a mangiare. Per tutta la vita non aveva fatto altro che cantare e adesso faceva fatica persino a chiamare le sue figlie a raccolta:
- Figlie mie - chiamò la grande Madre - figlie.. accorrete. Interrompete per un attimo il vostro canto e venire accanto a me, fatemi compagnia e datemi un pò di cibo e un pò di acqua.
Le cicale, tutte allegre e festanti per il bel sole estivo, voltarono la testa verso la moribonda e risposero:
- Madre, cerca di comprendere, purtroppo non possiamo interrompere il nostro bel canto. Tutta la natura sorride grazie alla nostra allegria, anche gli uomini sono felici di ascoltarci, non possiamo smettere, dobbiamo continuare a cantare.
La vecchia Madre fu piena di sdegno, la rabbia si impadronì di lei e urlò: Siate maledette tutte quante voi! Da oggi, canterete incessantemente senza prender fiato fino a quando morirete dal troppo cantare! Non riuscirete a capire quando è il tempo di fermarvi e scoppierete attaccate a quegli alberi che non avete voluto lasciare per venire da me. Questa è la mia maledizione: che il vostro incessante cantare e cantare e cantare vi porti alla morte!
Detto questo, la vecchia Madre spirò."

immersa tra il profumo delicato o intenso dei petali e delle corolle.
Tutte le Api erano al suo fianco, per accudirla e coccolarla. Alcune le intingevano le labbra con la pappa reale, per addolcire gli ultimi istanti della grande Regina. Le piccole Api, affettuose e commosse, non abbandonavano la vecchia ape per un solo istante. Altre si asciugavano gli occhi con le piccole zampine, e stavano una vicina all'altra, tutte insieme.
- Figlie mie - disse allora la Regina Madre - io vi benedico, tutte quante, per ciò che state facendo in questi miei ultimi istanti di vita. Sia benedetto il vostro lavoro, caro all'uomo. Egli mai vi darà la caccia per uccidervi, ma gli sarete care, di voi non avrà paura perché per lui produrrete il buon miele. Il frutto del vostro lavoro sarà abbondante, così come le benedizioni che da me ricevete.
Detto questo, spirò tra le lacrime delle piccole Api."
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