giovedì 29 ottobre 2009

«Nunc et in hora», di Enrico Gregori (dalla rete)



"Ave Maria, gratiae plena...", recitava la suora dell'ora di religione.
La stanza del direttore era disadorna, tanto che il crocefisso e la foto del presidente Segni sembravano arredi.La suora continuava "dominus tecum, benedicta tu in mulieribus..." mentre i genitori di Elisabetta erano contriti davanti al direttore.
"È inammissibile, non è possibile - diceva - che vostra figlia abbia rovinato la sua compagna".
Susanna, quella brava. Quella educata e seria che aveva tutti 8 e 9. E che i compiti non li passava mai. Ed era bella, lei. Con i vestiti alla moda, lei. Sembrava una di quelle bambine che andavano allo "Zecchino d'oro" e che le mamme sognavano di avere come figlia.
E la suora continuava "et benedictus fructus ventris Christus Iesus".
Persino il crocefisso e Segni sembravano guardare severi Elisabetta, nell'ufficio scolastico sempre più simile a una sagrestia. Per lo squallore e per l'odore.
"Perchè? Perchè?", chiedeva la madre di Elisabetta.
Susanna era altrove, con i genitori che l'accarezzavano mentre lei singhiozzava convulsa davanti allo specchio.
"Santa Maria, mater Dei..."
Elisabetta non piangeva. Lei odiava. Odiava la scuola, la stanza, il crocefisso e il presidente. Odiava anche suo padre e sua madre che recitavano la parte dei genitori della bimba cattiva.
"Così impara", riuscì a dire Elisabetta.
E il direttore cominciava a compilare il foglio delle punizioni, punizioni esemplari per il buon nome della scuola.
"...ora pro nobis peccatoribus..."
"Eccole", disse il direttore. E mise sulla scrivania le trecce di Susanna. "Vostra figlia gliele ha tagliate, l'ha deturpata".
Due ciocche lunghe di capelli intrecciati con un fiocco nero che, ora, sapeva di nastro a lutto.
"...nunc et in hora..."
Nemmeno una lacrima, Elisabetta. Una vendetta e un ghigno. "Ben le sta, è cattiva. Quella è cattiva".
"...nostrae mortis..."
Ma se avesse chiesto scusa, se si fosse pentita ecco. Prima o poi a scuola ci sarebbe potuta tornare.
Elisabetta guardò tutti, sorrise alla foto di Segni e al crocefisso.
"Amen", disse. E a scuola non tornò più.
Anni dopo, tanti anni dopo, la trovarono al laghetto dell'Eur. Sotto a un ponte e con una siringa nel braccio.
"Nunc et in hora nostrae mortis...".

2 commenti:

  1. Grazie a te ENRICO , come avrai visto sul mio blog pubblico quanto in qualche modo mi colpisce siano essi autori famosi o sconosciuti...del tuo modo di scrivere mi ha colpito fluidita' della narrazione e anche il fatto che quella elisabetta potrei essre stata serenamente io ...tranne per la fine ...io sono qui cattivissima piu di allora...grazie ancora

    RispondiElimina