mercoledì 24 marzo 2010

Casa Rossa, “Storie di vagabondaggio”


Come il giorno tra mattina e sera, così trascorre la mia vita tra bramosia di viaggi e desiderio di patria. Forse un giorno giungerò a far sì che viaggi e lontananze mi appartengono nell’anima, arriverò al punto che le loro immagini siano in me, senza più doverle concretizzare. Forse giungerò anche ad avere in me stesso patria, ed allora non ci saranno più vagheggiamenti di giardini e casine rosse. Avere patria in se stessi!
Come sarebbe diversa la vita! Avrebbe un centro, e dal centro scaturirebbero tutte le forze.
Qui nostalgia di essere a casa, la nostalgia di essere in cammino. Desiderio ardente di solitudine e monastero qui, anelito all’amore e alla comunità là!
Ho raccolto libri e quadri e di nuovo me ne sono disfatto. Ho coltivato l’esuberanza e il vizio e me ne sono allontanato per l’ascesi e la mortificazione. Ho venerato devotamente la vita come sostanza e pervenni al risultato di non poterla amare e riconoscere che come funzione. Ma non è affar mio cambiarmi. E’compito del miracolo. Il miracolo sfugge che lo cerca, che vuole attirarlo ed aiutarlo. Compito mio è fluttuare tra numerosi contrasti irrisolti e tenermi pronto, se il miracolo mi sorprende. Compito mio è essere infelice e soffrire irrequietezza.
Casa rossa nel verde! Ho già fatto esperienza di te, non mi è permesso volerti di nuovo. Ho già avuto patria una volta, ho costruito una casa, ho misurato parete e tetto, tracciato sentieri nel giardino ed addobbato pareti mie con quadri miei. Ogni uomo ha una propensione per queste cose- felice me che ho potuto sopravviverle! Molti dei miei desideri si sono realizzati nella mia vita. Volevo essere un poeta e divenni un poeta. Volevo avere una casa e me ne costruii una. Volevo avere moglie e figli e li ebbi. Volevo parlare agli uomini ed agire su loro, e lo feci. Ed ogni appagamento si trasformava ben presto in sazietà. Ma essere sazio era proprio ciò che non potevo sopportare. Fare poesia mi divenne sospetto. Angusta mi divenne la casa. Nessuna meta raggiunta era una meta, ogni via era una via traversa, ogni sosta generava una nostalgia.



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