martedì 11 maggio 2010

A-mare



Lasciai il mio nome a marcire sul selciato
nel canto di mille foglie rassegnate
- lo vedi ancora il tramonto scivolarmi sulla schiena?
non c'è illusione più grande dell'infinito quando tace.

S'indorano anche le pietre
nelle sere che seguono l'estate,
un giallo ocra, che infiamma fino al rosso il viale
e domani non avrai conchiglie o perle
da lasciarmi sulla sabbia
né altro nome da darmi
per stringermi il silenzio in un pugno.

Batte il passo al metronomo le ore
nella cadenza lenta dell'affanno al cuore,
mentre per mano
ci rammendiamo ancora il tempo
allo stordimento immenso di quel che è stato.

Prendi questi ciottoli, Amore,
li ho rubati per te al bagnasciuga:
sussurrano i segreti raccolti nell’ombra sull’arena
- gusci d’inverni e nuove albe o primavere
svelano le vie per arrivarti al mare
dove leggera
potrò sciogliermi acqua sulle sponde,
sgomento e stupore di schiuma alla deriva.

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