giovedì 8 luglio 2010

Per amore solo per amore....

7 LUGLIO 2010
«Berlusconi hai sfruttato il nostro dolore, vieni qui se hai il coraggio», hanno urlato i manifestanti, in via del Plebiscito a qualche metro da Palazzo Grazioli. «Ci sono famiglie che hanno perso il lavoro, sono sistemate negli alberghi e aspettano ancora di avere una casa, molti sono vecchi, stanno morendo - ha spiegato Roberta, una terremotata di 46 anni con tre figli, durante il presidio a piazza Navona - Il consumo di psicofarmaci all'Aquila è aumentato, così come i suicidi. La gente rischia di perdere la speranza». Ma collera e sconforto per gli aquilani sono due facce dello stesso dolore. La marcia di oggi si è conclusa davanti alla sede della Protezione civile, con gli sputi sul simbolo. Dietro i megafoni, nel caos, si nascondevano i volti rigati dalle lacrime e l'assordante tappeto sonoro di uno slogan amaro: «3 e 32, io non ridevo».

«L'Aquila è un malato grave, voi staccate l'ossigeno». È riassunta su uno striscione sfilato lungo le vie del centro di Roma la rabbia del 'Popolo delle carriolè: è necessario «arrivare ai palazzi in cui si decide il futuro», è il mantra pronunciato all'arrivo in Piazza Venezia. L'intenzione dei cinquemila aquilani era fermarsi prima a Montecitorio, poi in piazza Navona, a due passi dal Senato. Sono tornati indietro, dopo aver fronteggiato un gran schieramento di forze dell'ordine, con due feriti e tanta frustrazione per aver ottenuto «botte e solo un contentino», come hanno commentato alcuni. In serata il governo ha comunicato l'accordo sulla dilazione delle tasse: «il recupero dei tributi e dei contributi non versati per effetto della sospensione disposta a causa del terremoto che ha colpito la provincia dell'Aquila nell'aprile 2009, sarà effettuato in 120 rate mensili a decorrere dal gennaio 2011». Mentre il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, vuole di più: si è detto pronto a una «tassa di scopo» contestuale alla manovra sui conti pubblici. Gli aquilani, infatti, spostano l'asticella più in alto, non basta il rinvio per il pagamento delle tasse, «quello che serve all'Aquila sono case, mezzi pubblici, lavoro», scandiscono.


Silvio Berlusconi, 10 aprile 2009

Il terremoto in Abruzzo è stato un dolore, una cosa lancinante e lacerante. Tutte le storie che mi sono venute addosso sono state drammatiche. L’ho promesso sulle bare: non lasceremo mai sola questa regione.


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