
Alex ha la capacita' di immaginarsi come un episodio secondario nella vita degli altri. Non è un concetto astratto. Alex non capirebbe il significato della parola "astratto": ha solo dodici anni. Sa semplicemente che se immagina di nuotare in mare, ecco, laddove la maggior parte dei bambini penserebbe immediatamente allo squalo cinematografico in agguato sotto il pelo dell'acqua, Alex, psicologicamente parlando, sta con il bagnino. Si vede come quella macchilina all'orizzonte, la testa scambiata per una boa ballonzolante, le braccia freneticamente agitate nascoste dalla cresta delle onde. Vede il bagnino, un languido, abbronzato giovanotto americano in piedi sulla sabbia con le braccia conserte, convincersi che laggiu' non c'e' niente. Alex vede il bagnino ciondolare per la spiaggia in cerca di una bibita fresca e delle tedesche mezze nude avvistate il giorno prima. Il bagnino compra una coca da un venditore ambulante. Lo squalo trancia di netto il polpaccio destro di Alex. Il bagnino si avvicina furtivamente a Tanya, la tedesca carina. Lo squalo trascina Alex nell'acqua in un cerchio insanguinato. Il bagnino si rivolge affabilmente all'amica brutta e piatta come una tavola, sperando cosi' di riguadagnare punti. Le vertebre cominciano a schiantarsi. Hai visto laggiu', una foca! fa Tanya, scambiando la mano disperata di Alex per l'ammiccare di una lucida pinna. Poi lui scompare. È forse un uccello? Un aereo? Una foca? No, sono io che affogo. È cosi' che funzionano le cose per Alex. Quella che lui vive è una specie di stenografia dell'esperienza. Una sua versione televisiva: Alex appartiene alla generazione di quelli che guardano.


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