
“La mia mente si addentra nel territorio dei sogni senza che me ne accorga. Sono sempre cosi silenziosi, quando ritornano. Sto stringendo Sakura. Lei è fra le mie braccia, e io sono dentro di lei. Non voglio più essere manipolato da cose esterne alla mia volontà. Non voglio più essere gettato nella confusione. Ho già ucciso mio padre. Ho già violato mia madre. E adesso sto penetrando mia sorella. Se la maledizione esiste preferisco andarvi incontro di mia iniziativa. Voglio che tutto finisca al più presto. Voglio togliermi il più presto possibile questo peso dalle spalle. E dopo, non voglio mai più essere coinvolto nei progetti di qualcun altro, ma vivere secondo la mia volontà. Questo è ciò che desidero. Ed eiaculo dentro di lei” (p.424).
Un romanzo di incredibile fascino, una narrazione magica che come poche altre ci porta a credere che sogno e realtà siano dimensioni realmente interscambiabili per noi esseri umani. Un labirinto di specchi in cui l’inconscio, luogo della nostra energia più dirompente, è sollecitato a partecipare alla vicenda in modo continuativo, dalla prima all’ultima pagina.Leggete senza sovrastrutture e troverete la limpidezza, la purezza di questo tipo di scrittura, il cui magnetismo è percepibile anche quando lo scrittore giapponese si muove a cavallo tra i generi. C’è anche molto di divertente, in Kafka sulla spiaggia, soprattutto nel seguire i buffi dialoghi tra uno strambo personaggio quasi del tutto decerebrato e i suoi interlocutori.
Un grande libro, che m’ ha aperto nuovi orizzonti. Non avevo mai letto Murakami Haruki, prima d’ora. Adesso so che gran parte della sua bibliografia sarà presto nei miei scaffali. E un posto per lui ci sarà certamente: un posto di rilievo. Potenza della letteratura. Quella che non ha tempo, età, confine; quella che riesce a bruciarci dentro e ad alimentare la fiamma della passione:
“Il tempo grava su di te con il suo peso, come un antico sogno dai tanti significati. Tu continui a spostarti, tentando di venirne fuori. Forse non ce la farai, a fuggire dal tempo, nemmeno arrivando ai confini del mondo. Ma anche se il tuo sforzo è destinato a fallire, devi spingerti fin laggiù. Perché ci sono cose che non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo” (p.513).


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