domenica 4 gennaio 2009

Disperazione/odio


Ma arrivano le infedeltà e con loro diminuiscono la stima e l'affetto a cui subentrano risentimento e disprezzo.
La prima delusione di Catullo possiamo coglierla nel Carme 8.

"Miser Catulle, desinas ineptire,
Et quod vides perisse perditum ducas. Fulsere quondam candidi tibi soles, Cum ventitabas quo puella ducebat Amata nobis quantum amabitur nulla. Ibi illa multa tum iocosa fiebant, Quae tu volebas nec puella nolebat. Fulsere vere candidi tibi soles. Nunc iam illa non volt; tu quoque, inpotens, noli, Nec quae fugit sectare, nec miser vive, Sed ostinata mente perfer, obdura, Vale ,puella, iam Catullus obdurat, Nec te requiret nec rogabit nulla. At tu dolebis, cum rogaberis nulla. Scelesta, vae te; quae tibi manet vita! Quem nunc amabis? Cuius esse diceris? Quem basiabis? Cui labella mordebis? At tu, Catulle, destinatus obdura".

"Basta con la pazzia, sventurato Catullo. E ciò che vedi morto impara che è perduto. Ci sono stati giorni splendidi, nel sole. E andavi dove lei ti conduceva, l'amata come non sarà nessuna, e avvenivano cose deliziose che tu volevi e lei non dissolveva. Davvero giorni splendidi nel sole. Ora non vuole più. Dunque anche tu non volere. Non inseguire ciò che fugge, o uomo senza freno, non vivere infelice. Sii ostinato, Catullo, sii deciso. Addio, ragazza. Catullo è deciso, se non vuoi non ti cerca, non ti chiede. Però ne soffrirai, se non ti cercano. Sventurata, che vita ti rimane. Verrà qualcuno? e ti vedranno bella? E l'amore? Dirai più "sono tua"? Bacerai? Morderai le labbra amate? Catullo, sii ostinato, sii deciso".

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