mercoledì 4 marzo 2009

F. Alberoni, L’amicizia

Come sorge l’amicizia? C’è, su questo argomento, uno stereotipo diffuso anche fra gli studiosi della materia. L’amicizia incomincerebbe sotto forma di conoscenza superficiale. Poi, i due conoscenti, frequentandosi, stabiliscono fra di loro relazioni amichevoli. Si comprendono sempre meglio, si scambiano favori, si aiutano nei momenti di difficoltà e così, a poco a poco, diventano amici. Questa descrizione è totalmente falsa. L’amicizia non sorge per successivi passi infinitesimi da una qualsiasi conoscenza. Noi non diventiamo amici di coloro con cui siamo più frequentemente in contatto, di coloro con cui ci scambiamo più frequentemente i favori.
Possiamo avere ottimi rapporti di vicinato e ottimi rapporti con i nostri colleghi per tutta una vita senza avere, in realtà, fra questi, un amico. Invece possiamo considerare nostro amico o nostra amica una persona che abbiamo visto una o due volte soltanto e che abita lontano. Però solo con lei ci sentiamo a nostro agio, e siamo portati ad esprimere la parte migliore di noi stessi.
L’amicizia incomincia come un atto discontinuo, un salto. C’è un momento in cui noi proviamo un forte moto di simpatia, un interesse, sentiamo un’affinità verso una persona. Se la conoscevamo già da tempo, è come se la vedessimo in modo nuovo, per la prima volta. Chiameremo incontro questa esperienza. L’incontro è sempre inatteso, rivelatore. Con la stragrande maggioranza delle nostre conoscenze non facciamo mai questo passo sulla strada dell’amicizia. Possiamo stare insieme una vita, eppure non si verifica mai quel contatto, quella scintilla, per cui siamo attratti da lui e desideriamo incontrarci di nuovo per continuare qualcosa che avevamo incominciato. L’amicizia si costituisce attraverso una successione di questi incontri, ciascuno dei quali riprende quello precedente, nell’incontro sentiamo che l’altra persona ci aiuta ad andare nella giusta direzione.

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