
Confondere la malinconia con la tristezza è un po’ come confondere la vita con la sola esistenza. La malinconia è un delicato crepuscolo dell’animo umano che appare quando per troppo tempo si produce interiormente la sensazione di un’assenza. L’assenza di qualcosa o di qualcuno, di un’intensità del sentimento o di una profonda relazione col mondo. La malinconia è dunque un delicato struggimento dovuto all’improvvisa mancanza di uno stimolo altrimenti caro e importante. La tristezza invece è una forma di indebolimento dell’interesse per la vita e per il mondo, nella tristezza la serenità appassisce, come un fiore o un’erba prive di ristoro. Nel mio caseggiato a Roma ci sono due esempi perfetti di malinconia e di tristezza. La vedova del terzo piano, che notoriamente ogni sera parla col marito morto sei anni fa attraverso intense sedute spiritiche, pur offrendo sempre un volto sorridente, lascia fluire dallo sguardo un delicato velo di malinconia che si accentua ogni volta che le chiedo “Come va?” E lei “Va che me manca.” “Ma se mi hai detto che viene tutte le sere…” “Il mio povero marito viene sì, ma solo in spirito. Potessi almeno toccarlo una volta, anche solo sfiorarlo.” E lì la malinconia scorre a fiotti dei suoi occhi schiusi nella penombra delle scale. La vedova del quarto piano invece è irrimediabilmente triste. Scende zoppicando le scale percorrendo i gradini uno ad uno. Ha tra le mani un grazioso bastone da passeggio. Suo marito è morto una diecina di anni fa e lei da allora veste a lutto. Anche a lei mi capita di chiedere “Come va?” La donna si ferma in una immobilità improvvisa e sussurra “Vado morendo giorno per giorno.” Ma questa mattina ho assistito a un avvenimento senza precedenti. La vedova malinconica e la vedova triste si sono incontrate e, incredibilmente, la vedova triste non era più vestita di nero ma indossava un abito “fantasia”, ornato con mazzi sparsi qua e là di friori stampati. “Che t’è successo.” Ha chiesto la vedova malinconica alla vedova triste. “Mia figlia mi ha dato un nipotino, vedessi quant’è caruccio. Mica potevo andare da lui vestita di nero e spaventarlo.” Ho notato negli occhi della vedova malinconica una vena di tristezza, mentre diceva scuotendo il capo. “Mio figlio non ne vuol sapere di sposarsi.” Miracolo. La vedova triste, divenuta d’un tratto malinconica ha consolato l’amica malinconica caduta d’improvviso in preda alla tristezza. “Ti verrò a trovare col nipotino mio, faremo a mezzo…”
Col marito giusto sarebbero state allegre tutte e due.
RispondiElimina"Faremo a mezzo",che parole bellissime,Piene di tanto altruismo,difficile trovare commenti a proposito,in una società immersa nell'egoismo.
RispondiEliminaSai v3l3no non e' detto a volte persino il malato grave quando guarisce si sente un po' solo ...la solitudine e' una bestiaccia!
RispondiEliminaSi charmel ... e che noi abbiamo dimenticato il senso della condivisione....quel faremo a mezzo pochi sono capaci di dirlo.
bellissima storia.....sono troppo sensibile mi sn scese le lacrime.... kisss eli by fairy
RispondiEliminaCara paola e' una storia vera..e credo molto piu' comune di quanto non crediamo...baci
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