lunedì 2 novembre 2009





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«Ho appena scritto che le parole si srotolano, ma forse si annodano. Si srotolano e si annodano, nello stesso gesto. Forse mi sto liberando, o forse mi imprigiono».

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«Esiste al mondo una persona meno sola di me? Io mi confondo fra le altre ragazze. Siamo centinaia, sono sicura che a un occhio estraneo sembriamo tutte uguali. E io in mezzo a loro sono indistinguibile, assolutamente ordinaria. Mangio insieme a loro, prego con loro, vengo istruita con loro, suono con loro. Sono una di loro, né più né meno. Eppure proprio questo vivere in comunità ha fortificato la mia solitudine, l'ha resa indistruttibile.

Io sono un metallo arroventato immerso dentro l'acqua, la mia solitudine è diventata d'acciaio. Mi hanno temprata immergendomi nelle chiacchiere, nel gruppo, nella ininterrotta vita in comune. Io sono l'invincibile, la solitaria.

Signora Madre, ci siete? Esistete, da qualche parte? Siete ancora viva? Lo siete mai stata? Sto scrivendo a un fantasma?».

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