In un angolo austero, i giocatori
muovono i pezzi lenti. La scacchiera
fino all'alba li tiene nella lizza
severa in cui si odian due colori.
In essa i loro magici rigori
irradiano le forme: l'omerica torre,
l'agile cavallo, l'armata regina, il re tardo,
l'alfiere obliquo e pedine aggressive.
Anche se i giocatori se ne andranno,
anche se il tempo li avrà consumati,
certo è che il rito non avrà mai fine
Nell'Oriente si è accesa questa guerra
di cui tutta al terra è anfiteatro.
Questo è un gioco infinito, come l'altro.

Il fiacco re, l'accanita regina, l'alfiere tortuoso,
la torre diritta e l'astuta pedina
sul nero e sul bianco della strada
cercano e sferrano il loro attacco armato.
Non sanno che la mano designata
del giocatore domina il loro destino,
non sanno che un adamantino rigore
il loro arbitrio passo passo soggioga.
Il giocatore anch'esso è prigioniero
(la sentenza è di Omar) d'altra scacchiera
fatta di nere notti e bianchi giorni,
Dio muove il giocatore e questi, il pezzo.
Quale dio dietro a Dio la trama inizia
di polvere e tempo e sogno e agonia?


Ciao Lisa ti auguro delle serene vacanze,un abbraccio.
RispondiEliminaAdoro alla follia questa poesia!!! Ottima scelta.
RispondiEliminaciao charmel....scusa il ritardo ...un abbraccio.
RispondiEliminaBen arrivata Giù
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