mercoledì 28 luglio 2010

SCACCHI


In un angolo austero, i giocatori

muovono i pezzi lenti. La scacchiera

fino all'alba li tiene nella lizza

severa in cui si odian due colori.

In essa i loro magici rigori

irradiano le forme: l'omerica torre,

l'agile cavallo, l'armata regina, il re tardo,

l'alfiere obliquo e pedine aggressive.

Anche se i giocatori se ne andranno,

anche se il tempo li avrà consumati,

certo è che il rito non avrà mai fine

Nell'Oriente si è accesa questa guerra

di cui tutta al terra è anfiteatro.

Questo è un gioco infinito, come l'altro.





Il fiacco re, l'accanita regina, l'alfiere tortuoso,

la torre diritta e l'astuta pedina

sul nero e sul bianco della strada

cercano e sferrano il loro attacco armato.

Non sanno che la mano designata

del giocatore domina il loro destino,

non sanno che un adamantino rigore

il loro arbitrio passo passo soggioga.

Il giocatore anch'esso è prigioniero

(la sentenza è di Omar) d'altra scacchiera

fatta di nere notti e bianchi giorni,

Dio muove il giocatore e questi, il pezzo.

Quale dio dietro a Dio la trama inizia

di polvere e tempo e sogno e agonia?


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